mercoledì 5 settembre 2007

IL COLORE - part 1

" Di seguito pubblico un interessante articolo sul "colore" scritto da Giorgia.
Per motivi pratici l'ho diviso in due parti: la prima , di seguito, tratta del colore dal punto di vista fisico e fisiologico; la seconda la pubblicherò più avanti e tratterà del colore dal punto di vista psicologico.
ENJOY IT!!!"

I colori possono essere definiti da un punto di vista fisico in ordine alla loro natura, fisiologico in ordine ai processi che ne consentono la percezione e psicologico in ordine ai significati emotivi e simbolici che i vari colori possono assumere a livello cultuale e individuale.

1. Il colore dal punto di vista fisico e fisiologico

  • 1.1 La fisica del colore
    Dal punto di vista fisico i colori sono una specificazione della luce la quale è una radiazione di energia elettromagnetica generata dall’alternanza di campi elettrici e di campi magnetici di breve durata; è composta da un flusso di particelle, chiamate fotoni o quanti di luce (unità di base indivisibile) e si propaga nel vuoto alla velocità di 300.000 km al secondo, con diverse lunghezze e frequenze d’onda.
    Mentre la velocità di propagazione è identica, la frequenza cambia in relazione alla misura della lunghezza d’onda, cioè alla distanza che intercorre tra una cresta e quella successiva. Le frequenze sono misurate in Hz; le lunghezze in nanomeri, miliardesimi di metro.
    Le diverse lunghezze d’onda sono inversamente proporzionali alle frequenze e presentano caratteristiche energetiche e di penetrazione differenti: a minore lunghezza d’onda (400 nm violetto) corrisponde una maggiore frequenza ed energia dei quanti, a maggiore lunghezza d’onda (700 nm rosso) corrisponde una minore frequenza ed energia dei quanti). La gamma delle onde elettromagnetiche è molto ampia: da quelle radio con grande lunghezza d’onda, ai raggi x e gamma di lunghezza d’onda molto corta. La luce bianca, visibile al nostro occhio, si situa nella frazione compresa tra i 400 e i 700 nanometri. Non possiamo infatti vedere al di sotto dei 400 nm, dove c’è l’invisibile ultravioletto detto luce nera, né al di sopra dei 700 nm, dove c’è l’infrarosso avvertito sotto forma di calore. Questi confini comprendono lo spazio del colore, ossia quel continuo di radiazioni monocromatiche di lunghezza d’onda e frequenza ben definita di cui la luce bianca è composta e che Isaac Newton disperse, con il noto esperimento del prisma, nei colori dell’iride.


  • 1.2 Luce e colori
    Difficilmente possiamo vedere in natura radiazioni colorate, se non in pochi fenomeni come in quello dell’arcobaleno; quotidianamente vediamo superfici colorate, la cui colorazione è dovuta a una speciale consonanza tra l’energia della radiazione illuminante e quella della struttura della materia illuminata. Infatti le caratteristiche cromatiche delle sostanze dipendono dalla risposta della loro struttura molecolare e atomica alle sollecitazioni delle radiazioni luminose. Il verde dei campi, la trasparenza delle pietre preziose, l’azzurro del cielo, la varietà tonale dei fiori, e dei pigmenti derivano tutti da piccolissime vibrazioni che gli atomi compiono quando sono esposti alla luce. I colori sono il risultato di un assorbimento selettivo delle radiazioni elettromagnetiche e di una perdita di energia atomica; un oggetto rosso per esempio assorbe tutte le frequenze dello spettro, tranne quelle relative al rosso. Quando questa corrispondenza viene a mancare non c’è colore, come in tutte quelle sostanze che, avendo risonanze nell’infrarosso e nell’ultravioletto, appaiono trasparenti.
  • 1.3 La luce e il corpo
    Anche quando la luce illumina il corpo umano si crea uno scambio energetico: le cellule viventi emettono delle radiazioni di luce molto deboli, dette biofotoni, che sono alla base di un sistema di comunicazione intercellulare di regolazione biofisica che la luce bianca o colorata modifica, generando nel corpo una risposta fotochimica, diversa per ciascuna radiazione. La luce e i suoi colori si configurano così come una necessità biologica e interagiscono con il benessere psicofisico, sollecitando risposte soggettive che a livello psicologico, simbolico e comunicativo devono entrare in risonanza per produrre azione.

  • 1.4 Percezione e sensazione
    Definire il colore dal punto di vista fisiologico, significa specificare quali sono i processi che ne consentono la percezione. L’occhio è il tramite attraverso cui la realtà si svela in una concatenazione di dati oggettivi e soggettivi che il cervello elabora in informazioni colorate: così quando la materia illuminata riflette una parte della radiazione ricevuta, il corpo l’assorbe, l’occhio la trasforma in impulsi, la psiche la elabora in significato e la soggettività la traduce in emozione. La luce, attraverso la cornea e il cristallino dell’occhio, invia alla retina l’immagine del mondo esterno, qui si trovano molti milioni di cellule specializzate e fotosensibili disposte a mosaico, dette fotorecettori, che convertono i quanti di luce o fotoni, in impulsi elettrici o nervosi, trasmessi attraverso il nervo ottico al cervello per essere analizzati. I fotorecettori -che si distinguono in coni e bastoncelli in riferimento alla loro forma- contengono speciali pigmenti che decomponendosi e riformandosi al contatto delle onde elettromagnetiche producono gli stimoli nervosi. I coni entrano in funzione solo in presenza di una illuminazione sufficientemente intensa e sono responsabili della visione dei colori. Secondo la teoria tricromatica si distinguono in tre classi, relative al tipo di pigmento che contengono: sensibile alla onde lunghe, medie o corte della luce visibile, cioè al rosso, al verde e al blu-viola. La stimolazione contemporanea e in egual misura dei tre tipi di coni determinerebbe la sensazione del bianco, mentre la loro stimolazione differenziata determinerebbe quella di tutti gli altri colori. I bastoncelli sono cellule sensibili all’intensità della luce ma non al colore, sono perciò responsabili della visione acromatica o crepuscolare che permette di definire il controllo delle cose per mezzo del contrasto di chiaro e scuro e reagiscono anche in presenza di una illuminazione molto scarsa. Mentre i bastoncelli si attivano indipendentemente dai coni, i coni invece si attivano sempre insieme ai bastoncelli. Il numero dei coni e dei bastoncelli varia da individuo a individuo, per questo la percezione del colore non è mai identica, ma solo simile; in alcuni casi poi si assiste a una vera e propria alterazione del senso del colore, che dipende da un deficit del sistema tricromatico dei coni, come nel daltonismo. In assenza di difetti visivi, inoltre, la visione è poi integrata e corretta dall’esperienza soggettiva che, ricevute le informazioni, le compara istantaneamente con i dati conservati nella memoria, con le esperienze culturali e le sollecitazioni affettive: i colori divengono così anche le cose della mente e il percipiente partono attiva del processo visivo.

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