sabato 15 settembre 2007

IL COLORE (seconda parte)


"Pubblico oggi la seconda parte dell'articolo su colore scritto da Giorgia. In particolare, in questo estratto l'autrice fa un analisi del colore dal punto di vista psicologico ed emozionale. Consiglio, per chi non lo avesse già fatto di leggere la prima parte sul colore dal punto di vista fisico cliccando qui."

Il colore dal punto di vista psicologico
Psicologia del colore:

- I colori sono simboli emozionali -





2. Il colore dal punto di vista psicologico
"I colori sono un alfabeto del mondo; non solo il mare, il prato o il fuoco, ma anche i sentimenti, parole, situazioni, perfino le idee hanno dei colori. Claudio Magris 1998

I colori fanno parte degli elementi attraverso i quali i sensi apprendono la realtà. Che l’uomo percepisca i colori attraverso l’occhio è indubbio; ma questi possiedono, esplicano e manifestano anche altre funzioni che non sono connesse soltanto all’ambito prettamente sensoriale e visivo, ma possono svolgere un ruolo “morale”, “sensibile”, “estetico”. Secondo lo psicologo Umberto Galimberti il colore rappresenta uno dei riferimenti più significativi della lettura simbolica del mondo esteriore e interiore. Il colore è un simbolo, ma il concetto di “simbolo” possiede due significati diversi, è quindi necessario distinguere tra simboli associativi e simboli che sono primariamente emozionali, per es. è importante distinguere fra il bianco come colore della morte, il cui valore simbolico è fissato culturalmente, e il bianco come sensazione immediata, primaria di libertà o come immagine dell’emozione di libertà. Attraverso l’esperienza apprendiamo il valore dei simboli associativi, l’impiego di questi simboli serve : come segno o come segnale (il bianco come segno che delimita la strada)come simbolo culturale (bianco come simbolo della morte) ma, il simbolo primariamente emozionale, ha un significato radicalmente diverso.

2.1 I colori sono simboli emozionali
Qui il simbolo non trova il suo fondamento in un’associazione di contenuti, ma in un vissuto emozionale. Quando i colori sono scelti per le loro evocazioni emozionali sono indicatori precisi della particolarità emozionale dell’uomo, del suo comportamento, del suo punto di vista, del suo modo di lavorare e della sua predisposizione alle malattie. Comunemente l’individuo esprime le proprie preferenze cromatiche ricorrendo con particolare frequenza all’uso di certe tinte piuttosto che altre. Nell’abbigliamento, nella scelta degli oggetti colorati, vengono preferiti istintivamente quei colori che meglio rappresentano il proprio stato d’animo e il proprio temperamento. Il rapporto tra colore e contesto psicologico pur riferendosi anche all’espressione individuale, è sempre determinato dall’elaborazione compiuta dalla psiche in rapporto alla memoria e all’esperienza, legandosi così alla realtà storica, ideologica e culturale che ne stanno all’origine. L’uso del colore che l’individuo fa, in relazione alla propria esperienza interiore è espressivo, cioè rivelatorio della propria situazione psicologica. Lo studio sul rapporto che intercorre tra colore, stato psicologico e comportamento, indaga sui significati generalizzabili del colore e pur riconoscendo che il colore è un simbolo culturalizzato e quindi specifico del gruppo di appartenenza sociale che lo esprime, sostiene che alla radice dell’identità espressiva del colore vi sono dei significati remoti, legati all’esperienza dell’uomo primitivo nella natura.

2.2 Origine dei significati dei colori
Secondo lo psicologo svizzero Max Lüscher - che negli anni ’50 pubblicò il Test dei colori, un test proiettivo basato sulla scelta dei colori – la visione dell’uomo preistorico, così come il ritmo della sua vita, erano legati all’alternanza del giorno, in cui la luce gialla del sole permetteva l’attività, e della notte, in cui il blu scuro del cielo invitava al riposo e alla quiete. Nel giallo e nel blu si troverebbero i due colori opposti e fondamentali, che rappresentano la luce e l’oscurità. Ma il ritmo della sopravvivenza era legato all’alternanza della situazione di cacciatore e di cacciato, rappresentata dal rosso del sangue degli animali cacciati e del verde della foresta protettiva. Il rosso e il verde, opposti e complementari, rappresenterebbero dunque rispettivamente la situazione di attacco e quella di difesa, il desiderio di competitività e di possesso, contro la perseveranza di operare e la serenità. Nel rosso e nel verde si riassumerebbero l’attività e l’equilibrio. Dopo aver elaborato i dati ricavati e verificati su popolazioni molto diverse, sia occidentali che orientali, Luscher poté affermare che i significati più profondi dei colori sono generalizzabili a culture diverse.

2.3 Il test dei colori di Lüscher
Partendo da questa indagine sui colori fondamentali associati ai bisogni primordiali dell’individuo, nel 1949 Luscher elaborò un test proiettivo basato sulle libere associazioni di colore, tutt’oggi utilizzato nelle psico-diagnosi della personalità. In questo test il significato simbolico-espressivo dei colori è riscoperto nella molteplicità dei rapporti tra l’uomo e il mondo dei colori nella quotidianità. Come alla base del fenomeno della percezione visiva vi è il rapporto tra stimoli cromatici-luminosi e sistema nervoso, così si instaurano dei rapporti di causa ed effetto fra sensazioni cromatiche e comportamento. E’ stato dimostrato che negli esseri umani la luce e i colori caldi e chiari accrescono la tensione muscolare e accelerano i battiti del cuore e la respirazione, favorendo la vitalità e l’azione; viceversa l’oscurità e i colori freddi e scuri hanno un effetto opposto, assopiscono la vita, calmano la psiche e a volte deprimono e opprimono. Il test di Lüscher si basa sul significato emozionale oggettivo ed universale del colore, il rosso vermiglio, per esempio, significa oggettivamente e universalmente stimolazione e eccitazione. I colori quindi, oltre a provocare effetti fisiologici dimostrati da esperimenti ormai storici come quelli effettuati da Birren (1963) provoca effetti psicologici. Come sostiene Luscher, nel vedere un colore non percepiamo solo una certa gamma di vibrazioni elettromagnetiche, ma «anche ne viviamo, per lo più inconsciamente, l’effetto emotivo determinabile con precisione». Il loro effetto psicologico, è legato e determinato, oltre alla personalità e alla specificità emotiva del soggetto, anche a situazioni ambientali, a tradizioni locali, a vicende tecnologiche, a trascorsi storici, a convenzioni culturali. Tentare di indagare l’effetto psicologico del colore diventa cosa assai difficile quando ci si incaglia fra dettagli, eccezioni, casi particolari e valutazioni soggettive. Dinanzi a tanta relatività e contraddittorietà sembra doversi concludere che non è possibile individuare un codice ermeneutico dei colori. Ma la psicologia del colore non nega gli impieghi relativi, le influenze contingenti, gli influssi culturali e nemmeno l’ampio spettro della soggettività, e si interroga sui possibili effetti di carattere generale esercitati dal colore. Ciascun colore aderisce a temi inconsci (i colori sono simboli del contenuto inconscio), agisce sull’emotività con attrazioni o repulsioni, esprime nella preferenza o nel rifiuto, gli atteggiamenti psichici ed affettivi, offre un linguaggio intenso e ambivalente, riflette l’individuo e la sua immagine del mondo. Il simbolo, in questo caso il colore, esprime molto di più di quanto si possa comunicare a parole e veicola non solo contenuti ideativi, ma anche affettivi (nessuna descrizione, per esempio, può rendere la sensazione di infinito che esercita il blu del cielo stellato su chi lo scruta nel silenzio della notte, il simbolo è un tentativo, quello meglio riuscito di esprimere l’inesprimibile). Se i colori, come argomenta Lüscher, sono simboli primariamente emozionali, per comprenderne il significato occorrerà calarsi nell’emozione che essi evocano con delicatezza d’animo e con sensibilità di sentimento più che con acume d’intelletto. Comprendere il significato dei colori e la sua valenza psichica è stata un’esigenza avvertita e descritta da tutti gli Autori che con intuito eccezionalmente raffinato hanno cercato di cogliere e di fissare il significato intrinseco. Ne parlano in questo senso Chagall e Klee, van Gogh e Kandinsky. In maniera analoga si sono accostati al colore anche quanti hanno cercato di definire “l’azione morale” (Goethe) o di coglierne “l’esperienza spirituale” (Steiner). Questo è anche l’approccio della psicologia del colore di Lüscher, il quale fonda sulle evocazioni immediate, primarie come lui le definisce, ogni codificazione del valore simbolico dei colori. Il metodo suggerito per cogliere questo significato simbolico è comune a tutti gli Autori citati. « Poiché davanti al colore noi tutti proviamo qualcosa, dobbiamo trasferire tutta quanta l’osservazione nel campo del nostro sentimento», raccomanda Stainer; Goethe spiega che così facendo «ci si identifica con il colore, il quale accorda con sé, all’unisono, occhio e spirito». Lüscher cala questo approccio emozionale al colore nella prassi della psicologia, ponendo in primo piano l’introspezione e l’ascolto del vissuto emotivo. Nei suoi seminari il punto di partenza per la comprensione del simbolismo cromatico è sempre lo stesso: una grande superficie colorata e domande-stimolo del tipo «cosa prova guardando questo colore?, che sensazione le da questo colore?, che vissuto ha di questo colore?, quale stato d’animo viene evocato da questa tonalità di colore?», eccetera. La percezione del colore è qui intesa, come un evento rivelatore di una dinamica emozionale profonda, che dipende dalle caratteristiche personologiche del percipiente. Ma la libertà di rielaborazione personale dei colori, non è totale, poiché il soggetto è vincolato da determinanti socio-storico-culturali, che vanno debitamente tenuti in conto. Max Lüscher parla della percezione sensoriale del colore,come identica e generalmente valida; perchè i colori possiedono non solo un determinato aspetto (per esempio rosso o blu), ma anche una qualità di esperienza ben precisa,che determina il significato oggettivo di un colore. Il rosso, per esempio, significa per tutti eccitazione, ma questa percezione, identica e generalmente valida viene tuttavia valutata dal singolo individuo in modo del tutto personale, a seconda del proprio stato emotivo, un individuo scopre, approva o ignora una determinata percezione sensoriale. Un colore che egli giudica bello rispeccha il suo stato d’animo, o delle emozioni che egli accetta. La percezione obiettiva del colore, identica per tutti, viene valutata in modo differente, attraverso il sentimento personale soggettivo, come simpatia, indifferente o antipatica. Nella varietà cromatica può rispecchiarsi la molteplicità dei sentimenti.

lunedì 10 settembre 2007

IL BIANCO E NERO, Part 1



Catturando una foto in bianco e nero con la nostre macchinette digitali, non sempre rimaniamo soddisfatti del risultato ottenuto e ci chiediamo:"ma come fanno i grandi fotografi ad ottenere contrasti così netti e immagini così espressive?" . Beh me lo chiedo anch'io, ma fin quando lavorerete con una compatta digitale (automatica) non sperate di otterrete risultati sbalorditivi. Il bianco e nero che il processore della macchina fotografica elabora, spesso risulta essere il risultato di una semplice desaturazione dell' immagine, con conseguente appiattimento della stessa. Una buona via d' uscita potrebbe essere quella di tornare alle macchine tradizionali ed utilizzare pellicole molto sensibili...allora vi trovate nel posto sbagliato
Vediamo invece come ottenere o cercare di emulare il bianco e nero delle grandi fotografie utilizzando Photoshop con un metodo che porta il nome dal suo "creatore": il metodo "Russell Brown".
Clicca qui per visitare il tutorial.

mercoledì 5 settembre 2007

IL COLORE - part 1

" Di seguito pubblico un interessante articolo sul "colore" scritto da Giorgia.
Per motivi pratici l'ho diviso in due parti: la prima , di seguito, tratta del colore dal punto di vista fisico e fisiologico; la seconda la pubblicherò più avanti e tratterà del colore dal punto di vista psicologico.
ENJOY IT!!!"

I colori possono essere definiti da un punto di vista fisico in ordine alla loro natura, fisiologico in ordine ai processi che ne consentono la percezione e psicologico in ordine ai significati emotivi e simbolici che i vari colori possono assumere a livello cultuale e individuale.

1. Il colore dal punto di vista fisico e fisiologico

  • 1.1 La fisica del colore
    Dal punto di vista fisico i colori sono una specificazione della luce la quale è una radiazione di energia elettromagnetica generata dall’alternanza di campi elettrici e di campi magnetici di breve durata; è composta da un flusso di particelle, chiamate fotoni o quanti di luce (unità di base indivisibile) e si propaga nel vuoto alla velocità di 300.000 km al secondo, con diverse lunghezze e frequenze d’onda.
    Mentre la velocità di propagazione è identica, la frequenza cambia in relazione alla misura della lunghezza d’onda, cioè alla distanza che intercorre tra una cresta e quella successiva. Le frequenze sono misurate in Hz; le lunghezze in nanomeri, miliardesimi di metro.
    Le diverse lunghezze d’onda sono inversamente proporzionali alle frequenze e presentano caratteristiche energetiche e di penetrazione differenti: a minore lunghezza d’onda (400 nm violetto) corrisponde una maggiore frequenza ed energia dei quanti, a maggiore lunghezza d’onda (700 nm rosso) corrisponde una minore frequenza ed energia dei quanti). La gamma delle onde elettromagnetiche è molto ampia: da quelle radio con grande lunghezza d’onda, ai raggi x e gamma di lunghezza d’onda molto corta. La luce bianca, visibile al nostro occhio, si situa nella frazione compresa tra i 400 e i 700 nanometri. Non possiamo infatti vedere al di sotto dei 400 nm, dove c’è l’invisibile ultravioletto detto luce nera, né al di sopra dei 700 nm, dove c’è l’infrarosso avvertito sotto forma di calore. Questi confini comprendono lo spazio del colore, ossia quel continuo di radiazioni monocromatiche di lunghezza d’onda e frequenza ben definita di cui la luce bianca è composta e che Isaac Newton disperse, con il noto esperimento del prisma, nei colori dell’iride.


  • 1.2 Luce e colori
    Difficilmente possiamo vedere in natura radiazioni colorate, se non in pochi fenomeni come in quello dell’arcobaleno; quotidianamente vediamo superfici colorate, la cui colorazione è dovuta a una speciale consonanza tra l’energia della radiazione illuminante e quella della struttura della materia illuminata. Infatti le caratteristiche cromatiche delle sostanze dipendono dalla risposta della loro struttura molecolare e atomica alle sollecitazioni delle radiazioni luminose. Il verde dei campi, la trasparenza delle pietre preziose, l’azzurro del cielo, la varietà tonale dei fiori, e dei pigmenti derivano tutti da piccolissime vibrazioni che gli atomi compiono quando sono esposti alla luce. I colori sono il risultato di un assorbimento selettivo delle radiazioni elettromagnetiche e di una perdita di energia atomica; un oggetto rosso per esempio assorbe tutte le frequenze dello spettro, tranne quelle relative al rosso. Quando questa corrispondenza viene a mancare non c’è colore, come in tutte quelle sostanze che, avendo risonanze nell’infrarosso e nell’ultravioletto, appaiono trasparenti.
  • 1.3 La luce e il corpo
    Anche quando la luce illumina il corpo umano si crea uno scambio energetico: le cellule viventi emettono delle radiazioni di luce molto deboli, dette biofotoni, che sono alla base di un sistema di comunicazione intercellulare di regolazione biofisica che la luce bianca o colorata modifica, generando nel corpo una risposta fotochimica, diversa per ciascuna radiazione. La luce e i suoi colori si configurano così come una necessità biologica e interagiscono con il benessere psicofisico, sollecitando risposte soggettive che a livello psicologico, simbolico e comunicativo devono entrare in risonanza per produrre azione.

  • 1.4 Percezione e sensazione
    Definire il colore dal punto di vista fisiologico, significa specificare quali sono i processi che ne consentono la percezione. L’occhio è il tramite attraverso cui la realtà si svela in una concatenazione di dati oggettivi e soggettivi che il cervello elabora in informazioni colorate: così quando la materia illuminata riflette una parte della radiazione ricevuta, il corpo l’assorbe, l’occhio la trasforma in impulsi, la psiche la elabora in significato e la soggettività la traduce in emozione. La luce, attraverso la cornea e il cristallino dell’occhio, invia alla retina l’immagine del mondo esterno, qui si trovano molti milioni di cellule specializzate e fotosensibili disposte a mosaico, dette fotorecettori, che convertono i quanti di luce o fotoni, in impulsi elettrici o nervosi, trasmessi attraverso il nervo ottico al cervello per essere analizzati. I fotorecettori -che si distinguono in coni e bastoncelli in riferimento alla loro forma- contengono speciali pigmenti che decomponendosi e riformandosi al contatto delle onde elettromagnetiche producono gli stimoli nervosi. I coni entrano in funzione solo in presenza di una illuminazione sufficientemente intensa e sono responsabili della visione dei colori. Secondo la teoria tricromatica si distinguono in tre classi, relative al tipo di pigmento che contengono: sensibile alla onde lunghe, medie o corte della luce visibile, cioè al rosso, al verde e al blu-viola. La stimolazione contemporanea e in egual misura dei tre tipi di coni determinerebbe la sensazione del bianco, mentre la loro stimolazione differenziata determinerebbe quella di tutti gli altri colori. I bastoncelli sono cellule sensibili all’intensità della luce ma non al colore, sono perciò responsabili della visione acromatica o crepuscolare che permette di definire il controllo delle cose per mezzo del contrasto di chiaro e scuro e reagiscono anche in presenza di una illuminazione molto scarsa. Mentre i bastoncelli si attivano indipendentemente dai coni, i coni invece si attivano sempre insieme ai bastoncelli. Il numero dei coni e dei bastoncelli varia da individuo a individuo, per questo la percezione del colore non è mai identica, ma solo simile; in alcuni casi poi si assiste a una vera e propria alterazione del senso del colore, che dipende da un deficit del sistema tricromatico dei coni, come nel daltonismo. In assenza di difetti visivi, inoltre, la visione è poi integrata e corretta dall’esperienza soggettiva che, ricevute le informazioni, le compara istantaneamente con i dati conservati nella memoria, con le esperienze culturali e le sollecitazioni affettive: i colori divengono così anche le cose della mente e il percipiente partono attiva del processo visivo.

domenica 2 settembre 2007

IL FORMATO RAW

Quando scattate una foto con la vostra macchinetta digitale, succedono un paio di cose prima che l'immagine venga salvata nella memory card:

  • Il sensore raccoglie le informazioni sulla luce, come luminosità e informazioni cromatiche, le converte in formato digitale (da analogico), e le conserva per una successiva elaborazione. Fino a questo momento, i dati di immagine catturati si possono considerare "non elaborati" o meglio "RAW", (alla lettera "crudi").
  • In seguito, se avete specificato il bilanciamento del bianco, il contrasto, la saturazione, se avete aggiunto effetti (bianco e nero, seppia...), ecc, questi vengono applicati ai dati RAW
  • L'immagine risultante è una JPEG elaborata (elaborazione "in-camera"), e compressa che viene scritta sulla memory card.
Oggi molte macchine professionali permettono di salvare le immagini in formato raw per essere elaborate successivamente tramite dei software direttamente sul computer di casa.
Molti fotografi preferiscono questa alternativa, dal momento che i software permettono un controllo maggiore sulle immagini (ad esempio il punto di bianco può essere impostato su qualsiasi valore, e non su valori predeterminati come "luce incandescente" o "nuvoloso").
Ci sono altri vantaggi:
  • si può avere un'anteprima dell'immagine dopo le nostre regolazioni prima di esportare il file (mentre nelle macchine fotografiche questi settaggi si impostano "prima" dello scatto );
  • il formato raw memorizza una gamma di informazioni di luminosità di 12-14 bits, contro gli 8 bits delle immagini jpeg (questo topic sarà affrontato in seguito nel blog)
  • si può personalizzare lo spazio di colore associato all'immagine
  • si possono utilizzare diversi algoritmi per eliminare l'effetto mosaico(demosaicing - fonte Wikipedia, in Inglese ) delle immagini

Questo formato nel contempo presenta alcuni inconvenienti:
  • le immagini RAW pesano di solito da 2 a 6 volte di più delle JPEG, rallentando i processi di scrittura sulla memory card,
  • i formati RAW hanno estensioni diverse a seconda delle case produttrici di macchinette fotografiche la quale distribuiscono software differenti per ognuno di questi formati. Di recente la Adobe si è proposta con uno formato da prendere come standard.

 

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